Solo di recente il multiculturalismo è diventato un tema di molte ricerche accademiche e uno degli obbiettivi politici qui in Corea.
In questi ultimi anni la penisola coreana sta affrontando un cambiamento demografico quasi radicale, pian piano si sta trasformando da nazione “omogenea” ad una multiculturale. Questo fenomeno è una conseguenza naturale data dal numero d’immigrati (sposi, lavoratori e studenti stranieri) che sta crescendo sempre di più.
Il governo sta cercando di prepararsi a questo nuovo cambiamento e si stanno adottando diverse misure per incorporare differenti culture, così da evitare possibili problemi sociali.
In altre parole, la Corea sta cercando in tutti i modi di divenire una società multiculturale, ed è così avida di questo titolo che si è già dichiarato che lo sia diventata.
Questa fretta è determinata da fattori internazionali (e non). Infatti, diventare una società multiculturale significherebbe entrare nella classifica mondiale delle così dette “nazioni tolleranti e pacifiche”.
Inoltre, questo titolo aiuterebbe a coprire l’oltraggiosa accusa di traffico di persone di cui si è ritrovata vittima la Corea qualche anno fa: le Filippine, la Cambogia e il Vietnam la accusarono di traffico di esseri umani a causa delle numerose agenzie matrimoniali coreane (o collegate alla Corea) attraverso le quali molte donne vennero fatte entrare nel territorio coreano come mogli di coreani, ma durante questo processo i loro diritti umani venivano semplicemente ignorati.
Per via di questi matrimoni tramite agenzie e per il semplice fatto che vi è un crescendo di persone straniere che vengono qua per lavoro, studio o turismo, il numero di “foreign brides” (mogli straniere) non ha fatto altro che crescere, facendo aumentare l’urgenza di procurare un ambiente sociale e culturale in cui si possano trovare a proprio agio e non discriminate.
É anche vero che il basso livello di fertilità con cui la Corea si trova a dover fare i conti, e la grande necessità di lavoro a poco costo per incrementare l’economia, sono altri due importanti fattori che spingono la penisola coreana ad accettare più immigrati e di conseguenza diventare multiculturale.
Ma tutta questa urgenza e queste buone intenzioni, hanno davvero portato a qualcosa? Quella coreana è davvero una società multiculturale?
A parer mio, la maggior parte delle leggi e campagne politiche sono troppo concentrate sull’assimilazione dello straniero nella società coreana. Ciò è dettato dall’ideologia coreana di essere un’etnia omogenea e pura (si, la pensano un po’ come Voldemort). Anche se questa idea si sta lentamente smussando, fa ancora parte del sistema politico e sociale coreano o perlomeno dei partiti più conservatrvatori.
Questo pensiero fu introdotto dopo la colonizzazione giapponese, per spingere i coreani verso il progresso attraverso il loro forte patriottismo e la fiducia nel popolo. In altre parole, dopo anni di colonizzazione dove il Giappone cercò di de-coreanizzare la penisola, in tutta risposta i coreani cercano la forza della libertà nel patriottismo e nell’essere coreani al 100%.
Il problema principale della Corea è che ha una sua particolare idea di multiculturalismo, influenzata dal suo paternalismo culturale.
La definizione di multiculturalismo dice: multiculturalismo indica un set di idee che esprimono accettazione e riconoscono e promuovono reciprocamente diverse culture e etnie nello stesso sistema sociale.
Le leggi sul multiculturalismo in Corea più che promuovere la “diversità”, si concentrano sull’assimilazione. Ciò risulta in leggi e campagne politiche e sociali superficiali.
Si, è vero che ci sono diversi festival multiculturali dove vi sono vari banchetti in cui si può provare il cibo indiano, il vestito tradizionale cinese o a suonare il mandolino italiano, ma rimangono incontri superficiali e limitati. Inoltre, questo non aiuta a smentire gli stereotipi collegati a diverse culture o popolazioni.
L’educazione è la cosa più importante, ma siccome non vi è una buona educazione sul multiculturalismo in Corea si rimane molto ignoranti al riguardo.
Non è una situazione troppo negativa, infatti vi sono associazioni che organizzano presso gli asili delle lezioni multiculturali. Grazie ai così chiamati maestri multiculturali, ai bambini viene insegnato che vi sono culture, lingue e popoli diversi, ma soprattutto che essere diversi è bello! Ovviamente tutto questo giocando.
Però, tutto ciò rimane superficiale e non si hanno ancora risultati effettivi. Ad esempio, nella maggior parte di queste associazioni, il progetto include la proibizione di parlare in coreano ai bambini. Il che sarebbe un ottimo metodo se l’obbiettivo fosse insegnare una seconda lingua, ma trattandosi di culture e giochi stranieri bisogna spiegare correttamente in modo che i bambini capiscano le cose giuste. Ancora una volta si ha prova di superficialità e di non efficienza per quanto riguarda l’educazione al multiculturalismo. L’educazione è la base delle società, ancor di più per una società multiculturale che vuole vantarsi di essere tollerante e comprensiva.
Il problema è che l’educazione collegata alla sfera multiculturale è rivolta agli stranieri, non ai coreani. Ci sono corsi di lingua e cultura coreana organizzati dal MOE (Ministry of Education) e tantissimi progetti, festival, programmi, ma sempre per gli stranieri. Questa non è una lamentela, ma lo è il fatto che, riprendendo le parole della definizione di multiculturalismo, la promozione di culture e idee dev’essere reciproca.
Insomma, l’immigrato è pronto per far parte della società coreana, ma i coreani sono pronti ad accettarlo completamente?
In conclusione, è giusto educare gli stranieri alla lingua, la storia e la cultura della loro nuova casa, ma per essere completamente tollerante, comprensiva e multiculturale la Corea deve sforzarsi di conoscere altrettanto riguardo ai suoi nuovi ospiti. Ci deve essere conoscenza e comprensione da ENTRAMBE le parti.
Dal mio punto di vista, la Corea presa dalla fretta di aggiudicarsi il titolo di multiculturale si è dimenticata il vero senso di questa parola.
Bisogna unire l’educazione al tempo, solo così possiamo sperare che le generazioni future siano naturalmente portate a vivere in una società culturale senza il complesso di superiorità etnica.
Chiedo scusa per l’articolo lungo, ma è un tema che richiede lunghe discussioni e 1000 parole sono ancora abbastanza. Vi sono moltissime realtà (per esempio quella dei lavoratori immigrati) da prendere in considerazioneo. Diciamo che questo articolo è una piccola presentazione riguardo al multiculturalismo in Corea e all’approccio del governo coreano.
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